Un'altro ragazzo si è tolto la vita perché gay.
Pur concordando sul fatto che dinanzi ad una persona che si toglie la vita occorra rispetto e che sia estremamente delicato valutare simili eventi tanto sono complessi e intimi, non riteniamo una strumentalizzazione, né un discorso di parte, denunciare questo ennesimo episodio come il "frutto" di una cultura e di un clima che anche quando non violentano fisicamente un individduo, ne minano profondamente l'autostima.
Abbandonare il vittimismo e diventare soggetto attivo, che qualcuno indica come il da farsi, non è così fattibile per un adolescente ed è comunque un percorso molto duro da fare individualmente (non a caso i moti di Stonewall scaturirono dalla rivolta di un gruppo di persone, ripetutamente vessate ed aggredite, che trovarono la forza di "attivarsi" e reagire attraverso l'unione).
Essere considerat* persone di serie B da uno Stato ingannevole che dovrebbe trattare le persone omosessuali secondo i principi fondamentali della Costituzione e tutelarle con leggi efficaci è - soprattutto per i più giovani e fragili - un logorìo impalpabile ma potente, che insieme ai pregiudizi dei pari e di chi amano, le persone lgbt respirano dalla nascita.
Sancire l'uguaglianza in termini legislativi e stabilire per legge una tutela reale ed efficace, pur non dando risultati immediati (e lasciando comunque un margine di imprevedibilità legato ai percorsi comunque soggettivi delle persone), avrebbe effetti importantissimi nella lotta per sconfiggere il pregiudizio sociale e l'omofobia interiorizzata. Perché come ha scritto Vittorio Lingiardi in "Citizen gay": "La dimensione affettiva di milioni di persone in Italia è tuttora sacrificata. La mancanza di una legge che ne salvaguardi il valore e la cittadinanza genera umiliazione, sofferenza, paura, odio collettivo. Serve un pensiero capace di sostenere una trasformazione antropologica".
Noi continueremo a ballare. E' la forma che abbiamo scelto e non solo per divertirci tra di noi, ma per muoverci verso questa trasformazione. Ballare, dire, partecipare. In rete e con le idee chiare. Perché i diritti, quelli nostri e di altri, non verranno da soli.
Pur concordando sul fatto che dinanzi ad una persona che si toglie la vita occorra rispetto e che sia estremamente delicato valutare simili eventi tanto sono complessi e intimi, non riteniamo una strumentalizzazione, né un discorso di parte, denunciare questo ennesimo episodio come il "frutto" di una cultura e di un clima che anche quando non violentano fisicamente un individduo, ne minano profondamente l'autostima.
Abbandonare il vittimismo e diventare soggetto attivo, che qualcuno indica come il da farsi, non è così fattibile per un adolescente ed è comunque un percorso molto duro da fare individualmente (non a caso i moti di Stonewall scaturirono dalla rivolta di un gruppo di persone, ripetutamente vessate ed aggredite, che trovarono la forza di "attivarsi" e reagire attraverso l'unione).
Essere considerat* persone di serie B da uno Stato ingannevole che dovrebbe trattare le persone omosessuali secondo i principi fondamentali della Costituzione e tutelarle con leggi efficaci è - soprattutto per i più giovani e fragili - un logorìo impalpabile ma potente, che insieme ai pregiudizi dei pari e di chi amano, le persone lgbt respirano dalla nascita.
Sancire l'uguaglianza in termini legislativi e stabilire per legge una tutela reale ed efficace, pur non dando risultati immediati (e lasciando comunque un margine di imprevedibilità legato ai percorsi comunque soggettivi delle persone), avrebbe effetti importantissimi nella lotta per sconfiggere il pregiudizio sociale e l'omofobia interiorizzata. Perché come ha scritto Vittorio Lingiardi in "Citizen gay": "La dimensione affettiva di milioni di persone in Italia è tuttora sacrificata. La mancanza di una legge che ne salvaguardi il valore e la cittadinanza genera umiliazione, sofferenza, paura, odio collettivo. Serve un pensiero capace di sostenere una trasformazione antropologica".
Noi continueremo a ballare. E' la forma che abbiamo scelto e non solo per divertirci tra di noi, ma per muoverci verso questa trasformazione. Ballare, dire, partecipare. In rete e con le idee chiare. Perché i diritti, quelli nostri e di altri, non verranno da soli.
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